Anniversario della morte di EZIA FIORENTINO

19 marzo 2016

 

 Il tutto e i suoi nemici

       1. Il comandamento del tutto è una promessa.

Contro il sospetto moderno che Dio sia invadente, prepotente, che imponga dei comandamenti per far vedere le sue pretese, Gesù rivela che la sua missione è di offrire ristoro agli stanchi  e agli oppressi. I comandamenti di Dio sono la promessa della vita felice, sono la manifestazione della misericordia di Dio.

Il “comandamento del tutto” si deve quindi accogliere e praticare con gratitudine:Dio mi chiede tutto il cuore, tutta la mente, tutte le forze, perchè mi vuole tutto felice, tutto salvato.

La grazia di Dio che riempie il cielo e la terra, si offre per riempire la vita dei figli di Dio.

Il comandamento del tutto non è quindi quel giogo pesante che opprime, che non lascia respiro, come fosse una pretesa di prestazioni di servizio senza tempi di riposo, come se fosse l’opposizione di una catena da cui non puoi mai liberarti.

Il comandamento del tutto è una promessa: anche se ti sembra che c’è qualche cosa o molto della tua vita che non vale niente, anche se c’è qualche cosa di te che non ti piace, anche se c’è nel tuo comportamento o nella tua storia qualche cosa di cui ti vergogni, anche se riconosci di essere nel peccato o nella mediocrità o in un senso delusione per quello che sei o per quello che è stato, tutto, tutto può essere consegnato a Diop ed essere trasfigurato in amore.

Nelle riflessioni di Ezia su Contemplazione e azione possiamo essere incoraggiati a vedere la soluzione del dilemma (contemplazione o azione? Vale di più l’una o l’altra?) proprio nel “comandamento del tutto”: il segreto della santità non sta in uno stato di vita, in monastero o nel mondo, ma in una consacrazione totale (quanto la chiesa chiede agli istituti secolari che la “vita tutta intesa sia cambiata in apostolato” esige che essa sia tutta intera trasformata in amore e in comunione all’opera redentrice, p 27 ).

       2. La resistenza ai nemici.

Nel cammino verso la terra promessa, verso quella pratica del comandamento del tutto che è la via della gioia, il segreto della felicità, si deve mettere nel conto l’insidia del nemico e la lotta per resistere.

Coloro che vogliono seguire Gesù mettono in conto le incomprensioni, le difficoltà, le ostilità, perché fanno parte dell’esperienza di Gesù e Gesù non ha promesso che le cose saranno più facili per i discepoli (hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi).

Ma gli attacchi del nemico non sono solo insidie macchinate da altri, dall’esterno. Il comandamento del tutto è contestato soprattutto dall’interno e il campo di battaglia non è tanto il mondo quanto il cuore, la mente, le forze.

La figura di Ezia e la sua testimonianza certo ci incoraggia con l’esempio e ci sostiene con la preghiera, perché noi siamo certi che non si è dimenticata dell’Istituto né delle singole missionarie. Quali dunque le prevedibili insidie che il nemico tende alle missionarie?

I piedi, calzati e pronti a propagare il vangelo della pace (Ef 6,15). La lettura delle testimonianza raccolte nel volume degli Atti per il 70mo di fondazione (cfr pp 87-121) dà l’idea di una consegna così semplice e totale alla missioni che commuove.

La tentazione contro il comandamento del tutto è di giustificare che quella stagione sia finita: la prontezza a propagare il vangelo della pace è il tratto caratteristico della giovinezza. Adesso per l’età avanzata, per le condizioni di salute, per la situazione in cui ci troviamo non è più possibile. Il comandamento del tutto invece rappresenta la promessa che anche l’età avanzata, anche la malattia, anche le situazione attuale delle famiglia e della società sono il momento adatto per propagare il vangelo della pace. Non sono i viaggi a caratterizzare i missionari, ma l’essere là dove si è mandati. Forse oggi siamo mandati a casa nostra, in una casa di riposo, in un appartamento della città.

Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli (MT 11,25). Gesù ha constatato  l’impermeabilità al suo messaggio da parte delle “città del lago (Corazìn, Betsaida, Cafarnao) e rivela un’altra tentazione contro il comandamento del tutto. C’è un esercizio del pensiero, una pratica della conoscenza che diventa una obiezione alla rivelazione di Gesù. La sapienza e la dottrina alimentano la presunzione invece che l’apertura alla verità. Forse è persino un luogo comune che la fede sia il modo di pensare di coloro che non ragionano. Ma il comandamento del tutto promette invece che tutta la mente può esercitarsi in un pensiero amoroso, in una sapienza saporosa che sa rivolgere su tutti campi dell’umana esperienza uno sguardo ispirato da Dio.

“Bisogna definitivamente abbandonarsi per porsi irrevocabilmente dal punto di vista di Gesù Cristo, non vivendo che per Lui, non interessandosi e non preoccupandosi che di ciò che interessa e tocca lui. …

La prima condizione è di essere in possesso di quel tesoro infinito che è la saggezza! Come il palombaro non può lavorare sott’acqua senza l’ossigeno che riceve dall’esterno, così il consacrato non può vivere ed agire come il suo Maestro, in mezzo al mondo, se non è fisso nella verità: “Padre, santificali nella verità, la tua parola è verità” (Gv 17,17). Ecco lo studio, ecco la formazione attraverso la parola di Dio e la docilità all’insegnamento conosciuto della Chiesa! Questa conquista della saggezza, questa conoscenza delle cose di Dio è di primaria importanza se non vogliamo affievolirci, assopirci nell’abitudine e materializzarci” (E. FIORENTINO, Contemplazione e azione, 29-30)

Mentre ricordiamo Ezia, il bene ricevuto da lei, il suo esempio di vita consacrata, chiediamo la grazia di praticare il comandamento del tutto, di credere alla promessa, di perseverare sulla via della gioia vivendo la missione, cercando la saggezza, dimorando totalmente in Dio.